17 Maggio, giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia.

Da malattia mentale a variante naturale del comportamento umano

Perché si festeggia il 17 Maggio?

Fin dall’800, con l’avvento della psicoanalisi, lo studio della psiche il cui scopo è trattare i disturbi psicologici, l’omosessualità passò dall’essere un peccato contro il creatore o contro natura, a una malattia mentale. 

Nel 1952 l’APA (American Psychiatric Association) raccolse in un manuale le definizioni e le descrizioni di molti disturbi mentali, e inserì l’omosessualità tra i “Disturbi sociopatici di personalità”, e, nella seconda edizione del 1968, tra i “disturbi mentali non psicotici” perché considerata una deviazione sessuale come la pedofilia. 

In risposta iniziarono diverse manifestazioni da parte di associazioni gay, nate soprattutto in seguito ai moti di Stonewall (1969), che pretendevano il ritiro dell’omosessualità dal rango dei disturbi mentali. 

Alcuni attivisti della comunità LGBT statunitense portarono all’attenzione dell’APA come, secondo uno studio sulla sessualità, l’omosessualità non possa essere considerata una deviazione sessuale, e la cosa fu appoggiata da una minoranza di psichiatri e psicologi, i quali cercarono teorie alternative a quella dominante, ma che purtroppo non riuscirono, al tempo, a far fronte alla comunità scientifica.

Nonostante il clima di tensione, il cambiamento arrivò solo quando, nel 1972, durante un congresso dell’APA a Dallas, in cui si discutevano delle forme di terapia per l’omosessualità, un medico si alzò, interruppe il discorso dell’oratore, e si presentò come attivista gay. 

Intervenne allora la figura di Robert Spitzer, che facendo da mediatore, fece giungere le parti ad un compromesso: nel dicembre 1973, il consiglio di amministrazione dell’APA votò all’unanimità il ritiro dell’omosessualità, ponendo al suo posto la diagnosi di “perturbazione dell’orientamento sessuale” (distinta dall’omosessualità, che non rappresentava più di per sé una malattia in senso stretto).

Il compromesso raggiunto non soddisfò comunque tutti, e per questo le proteste continuarono fino al 17 Maggio del 1990 quando l’omosessualità fu ufficialmente e definitivamente depennata dall’elenco delle malattie mentali dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Fu questo momento storico a portare alla decisione del 2004 di scegliere proprio il 17 Maggio per istituire la giornata contro l’omo-bi-transfobia.

Aversion or conversion therapies

Durante gli anni cinquanta e soprattutto gli anni sessanta si cercò, modificandone il comportamento, di cambiare l’orientamento sessuale di una persona dall’omosessualità originale all’eterosessualità. Questa terapia di riorientamento sessuale era anche chiamata terapia di conversione o ‘riparativa’.

Sono state tentate diverse tecniche, incluse psicoanalisi, lobotomia, preghiera e altre terapie religiose quali l’esorcismo.

Una delle terapie tentate consisteva nella terapia dell’avversione: mentre venivano somministrate droghe o venivano indotte al paziente convulsioni attraverso elettroshock, venivano proiettate immagini di uomini (nel caso di un paziente uomo), e, terminati i trattamenti, immagini di donne; in questo modo si tentava di indurre il paziente ad associare al dolore l’attrazione per persone del proprio sesso, e al sollievo persone del sesso opposto.

Dal punto di vista legislativo l’omosessualità era un crimine contro natura, e, se si veniva scoperti, si poteva andare incontro a sanzioni pesantissime, all’incarcerazione o alla sterilizzazione forzata. L’unica altra opzione era partecipare alle terapie riparative. 

Le cosiddette sodomy laws (leggi contro l’omosessualità negli USA) sono state dichiarate incostituzionali a livello federale solo nel 2003 con la storica sentenza Lawrence v (contro) Texas, con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha dichiarato tali leggi una violazione del diritto della privacy.

Veronica Consoni 4R

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